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Ferlito candidato di Andreotti e D'Antoni in Sicilia


Orazio "Pippo" Ferlito di Giulio Andreotti è alleato politico da un quarto di secolo. Ferlito è oggi candidato al senato di Democrazia Europea nel collegio di Catania per volontà di Sergio D'Antoni.

I suoi successi politici risalgono all'inizio degli anni '80 quando fu eletto consigliere comunale a Catania con 18 mila voti di preferenza nelle liste Dc. Entrò nella giunta del sindaco andreottiano Turi Coco. Ottenne la "competenza" sui Lavori Pubblici.

Dovette lasciare l'incarico quando, nell'82, un commando della mafia vincente, quella dei Riina e Santapaola, uccise il cugino Alfio Ferlito in un agguato alla circonvallazione di Palermo nella quale morirono anche i carabinieri che scortavano il boss detenuto.

Secondo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per quella strage fu usato un kalashnikov AK 47 fatalmente importato dal gruppo Ferlito-Pillera. Con lo stesso mitragliatore, il 3 settembre '82 - secondo i risultati delle indagini del pool antimafia guidato da Antonino Caponnetto - fu ucciso il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Alfio Ferlito rappresentava il vertice catanese della mafia storica dopo l'eliminazione rituale di Giuseppe "cannarozzo d'argento" Calderone, rappresentante provinciale di Cosa Nostra a Catania.

Antonino Calderone, fratello del boss spodestato da Nitto Santapaola cita Ferlito quando ricostruisce di fronte alla Commissione antimafia il ruolo dei "Cavalieri del Lavoro" catanesi, in particolare dei Costanzo, nella genesi della nuova mafia imprenditrice: "Ferlito, il cui figlio era uomo d'onore della famiglia di Catania, lo hanno appoggiato loro. Hanno appoggiato il cugino che poi era della corrente di Drago".

"Ferlito Orazio Giuseppe" viene indicato come "padrino di cresima del figlio e nipote del boss 'Tinu u Castru'" dal prefetto Domenico Salazar in una nota riservata del 9 marzo 1993 indirizzata all'Intendente di finanza di Catania con la quale sottolinea che "In un provvedimento del tribunale di Catania concernente il commercialista di Adrano, Antonino Monteleone, vengono evidenziati i rapporti con soggetti dalla discutibile personalità fra i quali figurano esponenti della famiglia catanese del Ferlito".

Il prefetto Salazar - che successivamente sarà chiamato a dirigere e rimettere in piedi il Sisde investito dalla bufera giudiziaria sull'uso spregiudicato dei fondi riservati - scrive all'Intendente di Finanza, "Poiché risulta che Orazio Ferlito è funzionario in atto in servizio presso l'ufficio IVA di questo capoluogo", chiedendo esplicitamente che: "venga valutata la possibilità di uno spostamento del Ferlito nell'ambito di altro settore dell'ufficio medesimo ovvero sia prospettato al Ministero delle Finanze il trasferimento del medesimo in altra sede" per "incompatibilità ambientale del funzionario specie in un capoluogo dove è maggiormente sentita l'esigenza di assicurare negli uffici pubblici la massima trasparenza e di garantire soprattutto l'assenza di situazioni di sospetta contiguità con ambienti mafiosi".

Ovviamente, sul piano giudiziario, il rapporto di parentela anche stretto non configura alcuna responsabilità individuale. Lo stesso non si può dire sul piano dell'opportunità e della trasparenza in politica.

Ecco cosa ne pensa Riccardo Orioles, già caporedattore dei Siciliani, stretto collaboratore di Pippo Fava, il giornalista ucciso a Catania dal boss emergente Aldo Ercolano: "Io mi ricordo molto bene di Ferlito. Era assessore ai lavori pubblici al comune di Catania e un suo cugino, di professione mafioso, venne un giorno fermato a Milano con un carico di milleduecento chili di droga. Il pezzo che scrissi su questo arresto - dice Orioles - non venne mai pubblicato sul giornale dove lavoravo: l'assessore Ferlito si precipito' dai proprietari e, in assenza del direttore, costoro fermarono le rotative e censurarono la notizia. Il direttore del giornale, che aveva preso le mie difese, fu licenziato - per questo e altri motivi - pochi mesi dopo. Si chiamava Giuseppe Fava e tutto questo succedeva esattamente vent'anni fa. Dell'assessore Ferlito, si occupo' il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, pochi giorni prima di morire. Giuseppe Fava fu ucciso dalla mafia nel 1984. I suoi assassini - ma non i mandanti - sono stati condannati, nella più totale indifferenza della stampa italiana, l'estate di tre anni fa".

Delle strette relazioni del Ferlito con lo zio Francesco "Tino" Ferlito, padre del boss ucciso a Palermo, non c'è modo di dubitare. Lo dice l'ex capo dei servizi segreti italiani, lo dice il giornalista, lo confermano pentiti in più occasioni definiti attendibili.

Di "zù Tino" parla Antonino Calderone davanti alla commissione Antimafia l'11 novembre 1992; le sue dichiarazioni sono agli atti del processo Andreotti.

"Vi è stato un periodo in cui i Ferlito erano in auge - narra il pentito di Cosa Nostra - ed un nipote di Ferlito, impiegato al dazio di Catania, si presentò candidato alle elezioni comunali nelle liste della Dc, nella corrente di Drago (Nino Drago, capocorrente di Giulio Andreotti a Catania, n.d.r.).

"Ottennero molti voti e Ferlito disse a Drago: ‘Ha visto onorevole?'. Drago gli rispose: ‘Ma quando mai, non è stato tuo nipote!'. Ferlito allora diede uno schiaffo all'onorevole Drago.

Luciano Violante chiede: "Drago era già deputato?".

"Sì - spiega Calderone - l'episodio avvenne nella sede del partito".
Pino Finocchiaro



Post date: 2001-10-30 22:39:08
Post date GMT: 2001-10-30 21:39:08

Post modified date: 2008-10-31 00:18:34
Post modified date GMT: 2008-10-30 23:18:34

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