Il ritorno del Caimano (fra Draghi, scoiattoli e… struzzi!)

Quosque tandem abutere patientia nostra?

Credevamo di essercene liberati e invece non se n’era mai andato!

Si è proposto addirittura per la carica di Presidente della Repubblica senza alcun timore, vergogna, paura di urtare il minimo senso della decenza. Ed ha avuto ragione! Non una voce dalla società “civile” si è levata convintamente contro. Non una voce decisamente contraria abbiamo sentito dalla classe politica.
Berlusconi ha ottenuto dai suoi alleati di centro destra il sì alla sua candidatura. Non ce ne meravigliamo, considerando lo strapotere mediatico che potrebbe ritorcersi contro chiunque di loro avesse avuto il coraggio di opporsi al suo intento o quantomeno sollevare la più timida obiezione. Non ci meravigliamo nemmeno degli imbarazzi del centrosinistra, perché abbiamo ancora un po’ di memoria e sappiamo bene che esiste un debito di “riconoscenza” nei confronti di Berlusconi il quale, in ben quattro occasioni negli ultimi dieci anni, ha reso possibile la nascita di maggioranze di governo altrimenti impensabili: Governo Monti, Governo Letta [1], il cd. “Patto del Nazareno” e, adesso, il Governo Draghi.

Ci meravigliamo invece del silenzio dei cittadini comuni. Ci saremmo aspettati un moto di indignazione verso una proposta che, a chi ha un po’ di memoria di quanto accaduto negli ultimi 30 anni in Italia, rappresenta un oltraggio alle Istituzioni democratiche del nostro Paese. Da alcuni ci viene risposto che Berlusconi non ha alcuna chance di essere eletto Capo dello Stato e che quindi la notizia non merita di essere commentata; altri aggiungono che la sua è una tattica per accreditarsi come “kingmaker” delle elezioni Presidenziali e rendere digeribile, scampato il pericolo della sua elezione, il vero nome che ha in mente per quella carica. Noi riteniamo invece che, al di là delle astuzie comunicative e dei giochi di palazzo, l’indignazione dovrebbe (o avrebbe dovuto) sollevarsi nei confronti dell’idea stessa di potere ritenere accettabile, dignitoso, pronunciare il suo nome per il ruolo di primo cittadino d’Italia. Ma, a pensarci bene, non ci meravigliamo neanche di questo, perché il tempo presente nasce da una lunghissima stagione di desolazione politica, corruzione morale e malcostume che anche lui, coi suoi mezzi di informazione e con i suoi comportamenti pubblici e privati, ha concorso in maniera determinante a creare.

Ciò che riteniamo gravissimo non è che un ultraottantenne con un lungo curriculum giudiziario, una condanna definitiva per frode fiscale, l’affiliazione alla P2 e un’indagine in corso per le stragi del ’93, abbia il desiderio di accreditarsi come potenziale Capo di Stato. Ma che alla maggior parte degli italiani tutto questo vada bene, sia normale, non meriti uno straccio di approfondimento, di dibattito, di obiezione, di riflessione.

Ci appelliamo a chi ha ancora voglia di indignarsi. Si unisca a noi per fare in modo che il vizio della memoria, il coraggio della parola, la speranza di un Paese migliore non si spengano definitivamente condannando le menti migliori dei nostri giovani a considerare l’emigrazione l’unica via possibile per una vita normale.

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[1] Enrico, attuale Segretario del PD e nipote del più potente Gianni, braccio destro politico di Berlusconi medesimo, riverito e ascoltato da tutti (nessuno escluso).