Il liberale Sciampagnino Scapagnini, sindaco callista del Kalòs

Riportiamo l’articolo pubblicato sul “Foglio” di Giuliano Ferrara il 13 giugno.2001.
Da semplici cittadini, ingenui ma curiosi, ci chiediamo il significato di questa polemica: Perché Micciché ce l’ha con Scapagnini? Cui prodest, a chi giova, il pesante articolo scritto per ordine del “ministro Micciché” dal giornalista Buttafuoco, sul sindaco di Catania?
Se questo è solo il fumo, dov’è l’arrosto?
A queste domande speriamo di trovare una risposta!
IL LIBERALE SCIAMPAGNINO SCAPAGNINI,
SINDACO CALLISTA DEL KALÒS.
Catania. Altrimenti noto come “il callista di Berlusconi”, Umberto Scapagnini, endocrinologo e farmacologo di fama siderale e sindaco etneo, è detto e rinomato e chiamato dai suoi amministrati come Sciampagnini (al plurale) o Sciampagnino (al singolare) in ragione del suo carattere gigione e sornione, eroe dell’avanspettacolo qual è lui, e per come poi signoreggia nella civita di Agata facendo bollicine di fumo e fudda, folla cioè, e cioè allegria, passatempo, e semenza di uno capace di dire: “Volete fare la granita con la neve dell’Etna? E che problema c’è? Fate pure”.
E tra fate pure e fate come piace a voi, c’è da raccontare che con questo sindaco battezzato dal plebiscito di un 16 aprile di un anno fa, la Catania delle libertà si sbizzarrisce nella fatica barocca, nella dolce cantilena di un’estate carica di gelsomino, limone e sole o tutt’al più di solarium, quelle palestre di abbronzamento dove il primo cittadino (adocchiando i cameraman di Telecolor e Teletna) mostrasi piacente a chi lo mira, tanto piacente poi che quel “callista” di cui si fa onore, non deriva certo dalle estremità indurite, o per essersi occupato dei piedi dei giocatori del Milan, bensì dal concetto greco di kalòs, ossia bello salutivo, saggio ricco e battezzato. E se ci fosse giustizia nella fantasia del governare, l’unico dicastero dell’apollineo toccherebbe a lui, perché Scapagnini – napoletano di sangue – compagno di scuola di Paolo Isotta – è il vero custode delle armonie, quasi una sorta di scienziato dei sani e dei belli, tanto da aver meritato a suo tempo – con Alessandro Meluzzi – il posto d’onore nella trasmissione di Daniela rosati su Rete 4: “Più sani e più belli” appunto.
Scienziato del bello, a lui e da lui deriva l’arte del trafficare con il bello se della sua alchimia farmacologica – a parte l’unica stagione di consulenza sui test attitudinali del vivaio sportivo di Galliani – a Catania si fa leggenda dai tempi in cui era solo un assessore socialista. Brillante, simpatico e irresistibile, in largo anticipo rispetto al trionfo del Viagra, regalava pillole a tutti i colleghi con cui avrebbe fatto gli sfracelli di Venere in casa e fuori, magari in via Coppola, in quella onorata strada dove però, da sindaco avrebbe deciso la bonifica., diciamo così, di tutta la risulta della ricotta brancatiana.
Anticipatore del Viagra a Scapagnini viene aggiudicata l’invenzione della fantastica barzelletta sulla pillola blu: “Dice che fa tenere il vigore per più di tre ore” sussurra un tale. Risposta: “Mizzica, allora un calmante è”.
Scapagnini che è un cinquantenne giovanile dalla faccia ridanciana, titolare di un’epica francamente esagerata in tema di lussuria, è lo spettacolo del vigore.
Abbronzato più di Renato altissimo, non si fa chiamare “sindaco”, ma “professore” e offre alla prepotenza del suo naso il pendant bronzeo di un’eterna cravatta gialla comprensiva di pochette.
Certo, rispetto a Nino Strano non può vantare l’eleganza della rappresentazione del dandy, però fa la sua figura. Noncurante, naturalmente non ha che bottoni sbottonati, ma lui ha tutto uno stile sbottonato, se è vero che dell’essere liberale ha colto il nesso fondamentale dello stile: quello di fottersene. Però con eleganza assolutamente liberale. Infatti, non è un accentratore, non si può dire neppure che indulga nelle deleghe, ma in quel primo piano del municipio regna sovrano questo principio: “Sbrogliatevela voi”, cioè “fate pure”. Siccome il vigore non vuole pensieri, Scapagnini non si pone quegli assilli che tanto avvelenano i destini degli ambiziosi, se ne fotte appunto, fa sbrogliare tutto agli altri. Non vuole mai dire di no, dice sempre di sì.
Quando, per dire, gli si presenta davanti Pino Firrarello, suo compagno di partito e suo ostacolatore principale, già quando lo vede spuntare dalla piazza sotto l’elefantino, si prepara alla santa pazienza accogliendolo con un “Pino caro, se non ci fossi tu!” Certo, se non ci fosse stato Firrarello, Scapagnini sarebbe riuscito a far candidare tranquillamente Lino Leanza, il suo braccio destro, alle regionali in corso, ma siccome si sa come vanno le cose, dopo aver fatto anticamera di diciotto ore a Palermo per avere udienza da Gianfranco Micciché, ha chiesto al suo vice, Raffaele Lombardo, di cercare un posto nel Ccd per il suo amico, posto prontamente trovato al suggello finale si un sospiro di sollievo: “Raffaele caro, se non ci fossi tu!”
Ma se non ci fosse Scapagnini, a Catania, non solo non ci sarebbe il maestro Alberto al Massimo bellini, il figlio del carissimo amico Umberto Veronesi chiamato apposta per rinverdire la tradizione musicale nella culla del Cigno, ma non ci sarebbe neppure la signora Scapagnini, ossia donna Elena Sortino, consulente della Bayerische vita, della Barbie in ragione della sua filiforme e bionda figura.
E senza la signora infine, non ci sarebbe tutto il racconto di una coppia scintillante nella festa di un’estate lunga come il nastro di tutte le inaugurazioni con cui regalano agli affettuosi sgignazzi di Catania l’illusione del glamour, come i Grimaldi a Monaco.
Lei che è una bella signora, si contende con il cavalier Luigi Maina la direzione del cerimoniale del Comune. Voleva perfino una stanza, quel posto che nessuno le nega durante le conferenze stampa, un posto di affaccio accanto al marito. Perfino un posto per Padre ‘Gnazio Mirabella, il parroco della Civita che è il suo consigliere spirituale, magari anche un posto per Pippo Franco (l’amico carissimo che arrotonda il bagaglino con consulenze new age e filosofiche:
Posti dunque, altri posti e spazi di visibilità e interventi ovunque, perfino in una riunione di giunta, quando, non potendone più, il marito la stoppò senza più pazienza: “Qui dentro non sei mia moglie, perché qui io sono il tuo sindaco”.
La storia mirabolante del napoletano di Catania non è certo solo di colore, ma di più: baronia dell’eccesso, miracolo dell’allegria alto borghese, dolce vita del “si alza e se ne va”. Il “si alza e se ne va” di tutte le riunioni convocate alle nove per arrivare alle undici e andarsene subito dopo perché “E’ arrivato l’ambasciatore del Kuwait”.
Callista del kalòs, Sciampagnino ha imposto il ritmo del tempo rullato in città. Come se non ce ne fosse abbastanza.Non rischia di stancarsi, rischia piuttosto di annoiarsi.Si fa forte solo del suo distratto amore per se stesso.Quando acchiappa un giornalista lo frastorna, se lo coccola, lo porta a spasso con l’elicottero dalla sua larga e comoda casa di Aci Sant’Antonio, confida quanto fosse stato bravo anche il suo predecessore, il bravo Enzo Bianco, tanto che quando lo ha ritrovato accanto a sé sulla carrozza municipale durante la processione di Sant’Agata – era ancora ministro, Enzo, – non senza fraternità cavalleresca gli ha detto: “Enzo caro, se non ci fossi stato prima tu ad aggiustare tutto…”
P.But

LA REPLICA DEL SINDACO SCAPAGNINI AL “FOGLIO”
Signor Direttore, Me lo sono meritato e me l’aspettavo, Nel momento in cui ho deciso di esprimere sul Corriere della Sera con chiarezza il mio pensiero politico, il pensiero di chi è sempre vicino davvero e davvero è legato intellettualmente ed emotivamente presidente Berlusconi, di chi crede nei principi da lui strenuamente propugnati di liberalismo, sviluppo e meritocrazia, sapevo che avrei dato fastidio a qualcuno. Quello che non mi aspettavo è che il colpo basso di ritorno sarebbe venuto dal mio giornale favorito, diretto da quello che io giudico uno dei più brillanti cervelli del paese, in un articolo scritto dai miei giornalisti preferiti.
Non contesto nulla di quanto Pietrangelo con magistrale ironia, descrive circa aspetti esterni della mia personalità e della mia vita presente e passata. Anzi lo trovo divertente e per me istruttivo.Quello che avrei invece molto gradito sarebbe stata la presentazione di un quadro completo, anche se filtrato da potente sarcasmo, della parte produttiva e reale della nostra attività. Tutto ciò non tanto per rispetto del sottoscritto, ma soprattutto per rispetto alle centinaia di pazienti che a noi negli anni si sono rivolti trovando spesso soluzione alle loro sofferenze e comunque sempre comprensione umana, per rispetto alle migliaia di concittadini che, dai quartieri periferici, guardano a noi, e al nostro lavoro, quotidiano per essere affrancate finalmente dalla disoccupazione, dall’incertezza, Dalila cronica disattenzione istituzionale,.
Rischiare di far credere che la nostra attività professionale e amministrativa si risolva in balletti rituali e superficiali svolazzamenti è riduttivo e psicologicamente destabilizzante.
Invito pertanto Buttafuoco, di cui resto peraltro un sincero ammiratore, a passare davvero una giornata intera a fianco del sindaco di una città che deve rinascere e che ha bisogno di serietà, fatti e fiducia. Poi, con dati alla mano (e non sulla base di riquadri indiretti d’informazione) potrà tracciare, con la sua grande arte dell’ironia e del sarcasmo, un quadro completo che renda giustizia a chi ripone in noi la sua fiducia, che vuole sorridere ma anche essere rassicurato sui domani.
Umberto Scapagnini, sindaco di Catania

ED ECCO LA RISPOSTA DEL “FOGLIO”
IL MINISTRO MICCICHE’ CI IMPARTÌ L’ORDINE DI SCASSARLA, CARO SINDACO, ED ESEGUIMMO.
FRONDISTI SI’, MA ANCHE UN PO’ SICARI.